Sunday, February 10, 2008

Appunti partigiani '44-'45

Il mattino del primo gennaio 2008, in un freddo e silenzioso Limone, ho trovato questo libro di Beppe Fenoglio(1922-1963) in una edicola. Ne avevo già sentito parlare e così, incuriosito, l'ho comprato e cominciato a leggere subito.
Questi testi sono stati fortunosamente ritrovati in una cantina negli anni novanta, e costituiscono il primo racconto sulla resistenza scritto da Beppe Fenoglio. Gli appunti in sè sono già una chicca: scritti sui registri della macelleria del padre, tra le colonne di "data/carne/prezzo/importo", rappresentano la prima esperienza dell'autore nel mettere su carta le sue vicende partigiane ancora a sangue caldo, poco dopo la fine della guerra (presumibilmente sono stati scritti nel 1946). Si può chiaramente vedere che nel racconto c'è una gran parte di materiale autobiografico (il protagonista si chiama Beppe, ha la stessa età, la stessa famiglia, e gli stessi ideali dello scrittore). La storia si svolge "tra i giorni successivi al 2 novembre 1944 (quando Alba viene ripresa dai fascisti dopo i famosi ventitre giorni) e il 23 dicembre, a quindici giorni dall'Immacolata (quando il racconto si interrompe, con parola spezzata, alla fine del quarto taccuino)."
Le avventure narrate sono quelle del protagonista con i suoi due compagni partigiani Cervellino e Piccàrd, e riguardano "processi ed esecuzioni sommarie, ripiegamenti nella boscaglia ed improvvise avanzate, cadaveri e desolazione", rastrellamenti e scappate giù in città. I vari episodi possono sembrare a tratti disconnessi tra loro, ma rappresentano secondo me molto bene quanto a volte le cose succedano caoticamente e senza connessioni logiche tra di loro--e riesco a malapena ad immaginare come questo possa essere esasperato in tempo di guerra. Una cosa che mi ha colpito è di come l'autore sia onesto nel presentare i fatti; per esempio la punizione dei partigiani Blister e Jack per aver rubato, è un avvenimento che certamente sarebbe stato evitato da un libro di propaganda filo-partigiana...Riporto qua alcuni dei passaggi che mi hanno colpito di più.
"Cascina della Langa [...] E' il feudo di un noto commerciante della mia città, già commilitone di mio padre. Quando gli capita di parlarne con i suoi amici cittadini, questi d'istinto raggricciano le spalle, perchè Cascina della Langa porta un'idea di tramontana e di solitudine. Se è destino che io torni borghese [...] voglio presentarmi [...] a chieder loro di vendermela. Una volta che sarà mia ci passerò tre mesi d'ogni anno che mi resterà." (pg.22)
"Stasera che torno alla Langa, punto su Baffo e attacco briga con lui in ogni modo. Solo perchè ricordo che oggi ha gridato che noi si andava a puttane. Non saprei dire come questo c'entri, ma sento che c'entra." (pg.32)
"Moretto non è certo quello che aspetta e fa la raffica, bella spessa. [...] La gente trema come un bosco sotto il vento. E qualcuno se la batte, tutto gobbo e gli occhi storti. [...] E adesso una donna grida da lontano, poi da più vicino, e la gente si fende come a lasciar passare questo grido. [...] la donna si getta sul morto e lo bacia e gli parla, e non vede che il parroco le si è inginocchiato accanto, nella polvere. [...] La donna striscia sempre sul morto, gli netta il viso dalla polvere, gli passa una mano dietro la nuca per raccorgliergli i capelli, e geme che lei glielo diceva sempre, eri troppo cattivo, Carlo, e non ti avrebbero più perdonato." (pg.42)
Sarà perchè a Fenoglio sono affezionato, ma questo libro mi è piaciuto tantissimo. Anche nella frammentarietà del racconto si trovano un sacco di vicende e immagini che sono toccanti, sempre descritte con "occhio lineare". Occhio lineare, ma che sa capire quel poco che c'è da capire, e cogliere quei due o tre particolari che rendono ogni singola vicenda viva e piena di significato in sè. Se dovessi fare un paragone con qualche altra opera che trasmette una tale drammaticità con altrettanta schiettezza ed onestà, mi verrebbe in mente "Guernica" di Picasso.

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