Ho letto questo libro (Edizioni Angolo Manzoni, a cura di P.Gramaglia, L.Ugona, M.Ugona), che in sostanza raccoglie gli atti di un convegno su questo tema svoltosi a Moncalieri nel 2003. La prima parte de libro mi ha veramente deluso (quasi al punto di smettere di leggerlo): noiose introduzioni e presentazioni.
Il primo intervento è di Marisa Fenoglio (sorella di Beppe) che è quasi aria fritta in cui parla: della relazione (tormentata) tra l'autore e sua madre (la madre ha sostanzialmente dato ai figli/e l'opportunità di studiare, ma poi quando lo scrittore si è messo all'opera lei non lo capiva un granchè...); del fatto che anche la sorella è una scrittice, e che vive in Germania (continui e noiosi intercalare in tedesco e riferimenti al suo -- di lei -- libro, quasi a tirarsela); un accenno ad un paio di personaggi femminili nei romanzi/racconti di B.Fenoglio, ma vago e ristretto a vicende di vita partigiana (Il partigiano Johnny, Una questione privata, Primavera di bellezza).
Il secondo intervento è di Anna Mauceri con titolo "La donna fra realtà e mito"; la ricercatrice parla di come negli scritti di Beppe Fenoglio vi sia una rappresenzatione delle donne che è (una continua tensione) in bilico tra realismo ed idealizzazione. Anche lei però si limita a personaggi da vicende partigiane (Partigiano Johnny, Una questione privata).
Il terzo (ed ultimo) intervento è di Elisabetta Soletti: "Le figure femminili ne Il partigiano Johnny". Questa sostiene che "la figura femminile [...] come personaggio a tutto tondo [...] è inconciliabile con la vita partigiana"; quindi va avanti dicendo che nel PJ ci sono poche figure femminili, e "sono figure di maniera, appena abbozzate, con pochi tratti". E poi: "le donne, nell'epica fenogliana, sono figure dell'origine e della persistenza, custodi e testimoni dell'essere e dell'esistere nella durata e nella continuità", sopratutto nel senso dolente, religioso e di atti semplici, quotidiani. Unica eccezione la vecchia padrona della cascina della Langa.
Seguono dibattito e conclusione. E qua è dove quasi ho smesso: a parte il fatto che i primi interventi sono noiosi e fastidiosi, i successivi sono tutti limitati a vicende partigiane dove, secondo me, non c'è granchè da dire sui personaggi femminili (in questo senso ha ragione E.Soletti). IMHO penso che il convegno sia stato organizzato male, non dando spazio ai racconti di vita contadina, in cui i si può veramente sentire una importanza dei personaggi femminili e della rappresentazione che ne fa B.Fenoglio. Per fortuna penso che anche gli stessi organizzatori se ne siano accorti, e così c'è una sostanziosa appendice in cui si tratta il secondo aspetto. Anche qua tre interventi.
Il primo è di Lanfranco Ugona ("I tre racconti ambientati a Murazzano"); le storie in questione sono: La sposa bambina, L'addio e L'esattore. In questi racconti i personaggi femminili sono completi, l'autore ne descrive caratteri fisici e psicologici, con la sua solita schiettezza ed il suo sguardo lineare. Sono anche sempre le vittime di un mondo in cui loro subiscono sempre le scelte, raramente e timidamente tentano di opporsi, ma in questa desolazione e violenza sanno tenere una dignità encomiabile. Partendo da questi spunti mi verrebbe da dire che, insieme con le figure degli oppressi -- come il protagonista de La Malora -- questi personaggi hanno sempre una speranza di migliorare la situazione in cui sono (perlomeno fino a quando le loro speranze non vengono stroncate da scelte altrui o dal fato).
Secondo intervento da parte di Ugo Cerrato ("Elogio della donna in Beppe Fenoglio"): lui è stato un amico dello scrittore, e così inizia a derscrivere alcuni personaggi reali che hanno ispirato i racconti (la madre, etc.). Poi parla dei racconti e di come le donne svolgano sempre una funzione salvatrice in essi; le donne spesso fanno da mitigatrici alle tristezze e disperazioni che travolgono questa triste realtà e causano pazzie/reazioni primodiali in alcuni dei personaggi maschili.
Il terzo ed ultimo intervento è di Paola Gramaglia ("La compassione: immagini di donne ne La malora"). Questa ricorda come le donne siano sfruttate fino all'esaurimento in nella maledizione di quel mondo contadino, e nonostante ciò sappiano accetare la loro situazione. "La sofferenza è ancora più amara per le creature femminili, perchè non sono mai protagoniste: il loro destino è il matrimonio non scelto, ma accettato fatalisticamente. Questa disperata condizione viene tuttavia affrontata con determinazione ed, in rari casi (e.g. padrona della cascina), con consapevolezza del proprio ruolo. (questa andrebbe discussa meglio)
In conclusione: il libro è stato deludente, ma l'appendice ha rivalutato il tutto.
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