Friday, September 28, 2007

Non ho risposte semplici

Ho letto questo libro in cui sono raccolte alcune (sedici) interviste fatte al regista Stanley Kubrick. Le interviste coprono un arco di tempo piuttosto ampio, ed in alcuni casi alcuni concetti vengono ripetuti. Questo tuttavia non toglie alcun merito al libro, data la buona qualità di queste chiacchierate. Kubrick infatti controllava/rivedeva sempre ciò che i giornalisti scrivevano, e tale zelo/piglioleria traspare dal libro ("Gli unici modi che i giornalisti hanno a disposizione per fottermi sono citarmi in maniera errata o citarmi fedelmente"). Devo dire che il libro è piacevole, ed aiuta a mettere in luce delle idee che uno ha più o meno inconsapevolmente assorbito dai film, e che danno un forte piaceere quando se le ritrova qua (....mmm, questo l'avevo pensato anch'io... grande!). In altri casi fornisce dei punti di vista e degli spunti sui film che semplicemente sono molto diversi da quelli a cui avevo pensato. Oltre a ciò naturalmente saltano fuori aspetti della vita di Kubrick che non possono fare altro che accrescere la stima per il regista. Vabè, adesso basta e riporto i passaggi che mi hanno colpito di più.

Non riesco a riassumere con precisione a parole il significato filosofico di Orizzonti di gloria, per esempio. E' un'opera che vorrebbe coinvolgere il pubblico in un'esperienza. I film trattano di emozioni e rispecchiano la frammentarietà dell'esperienza. Quindi è fuorviante cercare di sintetizzare a parole il significato di un film. (pg.31)
Kubrick [...] prova sempre più fastidio per la barriera che esiste tra la conoscenza scientifica e il pubblico di massa. Ha fatto domande basilari agli amici, per esempio quante stelle ci sono nella nostra galassia, e ha scoperto che la maggior parte della gente non ne ha la minima idea. La risposta esatta è cento miliardi, ma al massimo la gente, con uno sforzo di fantasia, dice quattro o cinque milioni. (pg.45)
Ormai la bomba non è quasi più reale ed è diventata un'astrazione completa, rappresentata da alcune inquadrature di cinegiornale con il fungo atomico. La gente reagisce sopratutto all'esperienza diretta, non alle astrazioni: è molto raro trovare qualcuno che riesca a provare coinvolgimento emotivo per un'astrazione. (pg.57)
Uno è libero di fare tutte le speculazioni che vuole sul significato filosofico e allegorico del film (e quelle speculazioni sono indicative del fatto che è riuscito ad avvincere profondamente il pubblico), ma non ho alcuna intenzione di tracciare per 2001 un percorso verbale ideale che ogni spettatore si senta obbligato a seguire, pena il timore di non avere capito il film. (pg.80)
Direi che il concetto di Dio è l'essenza di 2001; ma non si tratta di un'immagine di Dio tradizionale, antropomorfica. [...] quelle forme di vita potrebbero essersi evolute da specie biologiche [...] a entità meccaniche immortali[...]. Le loro potenzialità sarebbero infinite e la loro intelligenza inafferrabile da parte degli umani. (pg.83)
Perchè una razza largamente superiore a noi dovrebbe prendersi la briga di danneggiarci e di distruggerci? Se una formica intelligente improvvisamente vergasse un messaggio nella sabbia ai miei piedi con scritto: "Sono un essere senziente, parliamone", ho molti dubbi che mi precipiterei a schiacciarla sotto la scarpa. (pg.86)
Se l'uomo si soffermasse davvero a pensare alla propria fine imminente e alla propria agghiacciante futilità e solitudine nel cosmo, di sicuro impazzirebbe o soccomberebbe a un annichilente senso di inutilità. Perchè, potrebbe chiedersi, deve prendersi la briga di scrivere una grande sinfonia, o darsi da fare per guadagnarsi da vivere, o persino per amare, quando non è altro che un microbo passeggero su una particella di polvere che rotea nell'inimmaginabile immensità dello spazio? (pg.110)
Comunicare in modo visivo e tramite la musica significa superare le rigide classificazioni basate sul linguaggio verbale da cui la gente non riesce a staccarsi. (pg.118)
Credo che uno degli intenti in cui 2001 è riuscito sia quello di stimolare riflessioni sul destino dell'uomo e sul suo ruolo nell'universo in persone che normalmente non prenderebbero mai in considerazionequestioni del genere. (pg.132)
La gente come Barry ha successo perchè non dà nell'occhio: non si annuncia. (pg.224)
Q: Certo lei non facilita le cose, né al pubblico né ai critici. Ha affermato di voler suscitare reazioni emotive nel pubblico. Crea delle emozioni forti, ma si rifiuta di darci risposte semplici.
A: E' perchè non ho risposte semplici. (pg.276)

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